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martedì 14 luglio 2015

Alla pagina LA BOTTEGA DELLA FAVOLA A CETARA le favole....

Le favole delle classi IV A - IV B - V A delle scuole elementari e della I E delle scuole medie di Cetara disponibili su questo sito.

venerdì 10 luglio 2015

Nuovo Stralcio a Letto tra le righe

Eccoci puntuali all'appuntamento del Sabato con un nuovo stralcio per Letto tra le righe..
buon divertimento. solo sulla pagina di Letto tra le righe di www.labottegadellafavola.it.

mercoledì 8 luglio 2015

La Bottega della Favola a Cetara

Ancora poche ore e la Bottega della favola sarà in Costiera amalfitana con tante favole su misura per le classi elementari e per la 1^ media della scuola di Cetara. L'appuntamento è per questa sera alle hh.19.00-19.30 in piazza San Francesco a Cetara.Grazie per la cortese collaborazione del Comune di Cetara nella persona dell'assessore al Turismo ed alla Cultura, Angela Speranza e a INCOSTIERAAMALFITANA.IT nella persona del suo direttore organizzativo Alfonso Bottone.




INCOSTIERAAMALFITANA.IT è stato un bel banco di prova per farmi capire che, complici anche persone squisite con cui ho intessuto contatti, sto bene in questi "vestiti favolosi".. perchè sognare rievoca il bambino che è in noi.. 





































A breve le loro favole.... 


ANDARE A SCUOLA? DIPENDE DA COME LA PRENDI (IV B)


  Per noi la classe è un po’ come la nostra seconda casa. Tra noi ci sentiamo quasi fratelli in ragione del tempo che trascorriamo insieme,  poi ci sono le insegnanti che assomigliano a delle mamme: come loro insegnano, sgridano ma ci fanno anche divertire. L’unica cosa diversa da casa nostra è che, a scuola, non c’è la nostra cameretta, i nostri giochi preferiti e che devi stare per forza seduto per un sacco di tempo, però noi il modo di divertirci lo troviamo lo stesso come pure il modo di litigare.           Uguale uguale a casa.
  Certo, ci sono delle cose che a casa non potremmo mai fare come vedere i film sulla lavagna multimediale.. troppo bello, pare quasi di stare al cinema solo che se ti rilassi e ti sdrai sulla sedia magari la maestra ti dice di stare composto ma il tempo passa in un attimo.
  Alla fine fare i compiti è noioso ma quando impari una cosa nuova e la sai ti senti già un po’ più grande. Altro discorso è quando qualche compagno cerca di copiare, quello è un po’ scocciante.
  Ad alcuni compagni non gliene frega niente di imparare le cose, (almeno loro dicono così) anche se non saprei come potrebbero fare a leggere i fumetti o quello che c’è scritto sulle scatole dei giochi. Eh??
  In classe noi non è che studiamo soltanto.. ci divertiamo pure e non dico tra di noi soltanto ma pure con le maestre. “Come quella volta che la maestra Tina imitò Pigroman di Made in Sud.
 
Sai le risate che ci facemmo? Ci divertimmo così tanto che ci mettemmo alla prova tra noi e ciascuno si improvvisò imitatore di qualcuno o di qualcosa ma lei era davvero la più brava.
  Noi, ovviamente, non ci fermammo e di imitazione in imitazione successe che  qualcuno si ricordò di quella volta che scoppiò la lattina di coca-cola caduta per terra, allora prima a turno e poi tutti insieme cominciammo ad imitare il rumore della lattina che scoppiava e per la classe si sentiva urlare “PIM” “PUM” “BOOM” e poi ogni genere di rumore che passasse per la testa. Stava per diventare un gioco davvero divertente tanto che non pareva manco di stare a scuola se non fosse stato per la maestra Tina che ci  riportò alla realtà e  tutti le obbedimmo quando ci accorgemmo che non stava più ridendo. A quel punto ci fermammo perché, forse, era il caso di riaprire il libro e riprendere a leggere da dove avevamo interrotto.
  Quei momenti di gioco ti fanno sopportare pure quelle cose che non fanno proprio ridere, quelle in cui ti devi concentrare per capire, insomma studiare.
  La vita in classe, a scuola è, tutto sommato, utile e pure divertente.        Tra una cosa e l’altra la mattinata vola via e poi accade che quando torniamo a casa, chissà perché ma, chi più chi meno, troviamo sempre le nostre mamme più rilassate..      

  
LO STRANO CASO DELLE SPARIZIONI DI CLASSE (IV A)


La storia che stiamo per raccontare non vuole creare paure ingiustificate ma vuole cercare di far luce su un mistero.
I fatti di cui andiamo a narrare si svolgono in una classe,  la IV A per la precisione, di una scuola della splendida Costiera Amalfitana. Siamo a Cetara.
Facendo un passo indietro, e confidando nella pazienza di chi ascolta, andiamo ad analizzare la vicenda: la IV A, appunto,era una classe apparentemente come le altre. I ragazzi narrano di come il tempo trascorso in classe fosse piacevole e bello e di come lo stare con le insegnanti desse la sensazione di stare in una grande famiglia con momenti allegri ed altri (non molti in verità)in cui l’aria diventava pesante perché magari c’era una lezione, non solo scolastica, da digerire. Le insegnanti pazienti, a volte, facevano finta di non vedere ed allora capitava che Giacomo si mettesse a ballare in classe  mentre tutti gli altri si tenevano la pancia dalle risate o di quando Giuseppe raccontava di come da grande guiderà un potente camion con cui girerà il mondo; in altri frangenti tra i ragazzi capitavano momenti di incomprensione che, per fortuna, passavano presto.
Il vero mistero che proprio nessuno è mai riuscito a comprendere è dato dalla sparizione degli oggetti.
Si racconta che se si fosse dato il caso fortuito in cui  in quella classe un righello, un pennarello, un quaderno ed una volta persino un cellulare fosse cascato sul pavimento quello spariva.
A tutti i ragazzi della IV A, chi prima chi dopo, era capitato, purtroppo, di imbattersi in questo accidente. Sembrava che il pavimento avesse in se nascosta una grande voragine o che fosse come il triangolo delle Bermuda che inghiottiva nell’ignoto le navi.
Allora i ragazzi iniziarono ad immaginare dove potessero mai finire le loro cose: c’era chi aveva messo a soqquadro la sua stanza a casa convinto di aver lasciato lì il proprio pennarello preferito dal colore unico ed introvabile o chi aveva dato la colpa ad un cagnolino che una volta aveva fatto un’incursione in classe prendendo tra i denti un pezzo di merendina caduto a terra, altri ragazzi poi avevano finito con il litigare tra loro, l’uno convinto che l’altro si fosse appropriato di un quaderno non suo per copiare i compiti.. insomma la IV A non si fece mancare davvero nulla.
Eppure gli oggetti continuavano a sparire..
 Ci fu chi, con aria triste, si rivolse alla maestra Tina chiedendole aiuto nel tentativo di ritrovare il suo prezioso anellino..era uno di fidanzamento e lei, la bambina, era un po’ timida ma ci teneva davvero tanto. La paura più grande era che l’avesse preso in bocca il cagnolino.
          Disdetta volle che nessuna delle maestre, compresa la maestra Tina, le potesse dare una risposta incoraggiante.
     I ragazzi iniziarono ad essere inquieti ma per fortuna non è che ci stavano sempre a pensare perché nella loro classe ne accadeva sempre qualcuna: come quando tutti d’accordo fecero finta di dormire e si fecero trovare così dalla maestra al suo ingresso in classe; o di quando quel compagno si era addormentato e nel sonno cominciava ad intonare:la la la la la e tutti a ridere ma il giorno più bello di tutti fu il giorno in cui c’era da festeggiare l’ultimo compleanno in classe di quell’anno scolastico.
     Ci fu fermento per giorni per preparare il bigliettino di auguri, per decidere il regalo da fare e dove nasconderlo. Ci pensarono a lungo finché a qualcuno balenò l’idea di “farlo sparire” nell’armadietto di classe: un posto in cui  a nessuno sarebbe mai venuto in mente di guardare.
L’idea piacque ed allora tutti insieme alla chetichella e prima dell’arrivo del festeggiato si avvicinarono all’armadietto, lo aprirono ma furono loro stessi vittima di una mega fantastica sorpresa.
     Trovarono, infatti, tutti gli oggetti smarriti: il quaderno oggetto della lite, il pennarello dal colore introvabile, il righello, il cellulare e persino l’anellino di fidanzamento di qualcuna..
     Erano tutti talmente euforici che si dimenticarono di riporre il regalo e per poco il festeggiato non li scoprì, per fortuna con lui entrò anche la maestra Tina che  li fece ritornare alla realtà nascondendo il regalo giusto in tempo. Che bel giorno fu quello.. 
Morale della favola? Indagare bene prima di arrivare a conclusioni affrettate.


     UN GIOCO IN CLASSE (V A)

           

            C’era una volta e c’è tutt’ora una classe molto importante.    Importante per il lavoro che si svolgeva all’interno ma quello è assodato, importante perché era una quinta. La quinta A.
            Essere all’ultimo anno di un ciclo di studi ti regala in automatico una certa autorità nei confronti di tutti gli altri ma solo per il tempo della ricreazione o mentre incontri qualcuno più piccolo nei corridoi, poi una volta in classe è sempre la stessa storia: ascoltare le maestre, non fare chiasso, fare qualche scherzo con i compagni, a volte litigare per poi fare  la pace. Insomma sempre la stessa solfa ma meno male che c’è. A volte accadono cose che escono fuori dalla quotidianità, cose che ti fanno sgranare gli occhi e che ti fanno prestare attenzione anche se non vuoi.
                       Un giorno che sembrava come tutti gli altri, mentre stavamo facendo normalmente chiasso prima incominciare le lezioni entrarono in classe un gruppo di “femmine” che parlavano fuori dall’aula. Rientrarono così di corsa che attirarono l’attenzione di tutti e con la faccia di chi aveva appena visto un fantasma urlando: “La maestra fuma!”
Nessuno ci poteva credere e tutta la classe si precipitò sulla porta per vedere lei che fumava ma soprattutto se quella notizia fosse vera. Era vero! Per una volta “le femmine avevano detto la verità!”
                       Quando la vedemmo avvicinarsi all’aula ci precipitammo ognuno al nostro posto senza mai perderla di vista (quel giorno fummo tutti attenti) non tanto a quello che diceva ma a quello che faceva.
                       Tutti quanti eravamo lì pronti e facevamo a gara per “beccarla” mentre metteva la mano nella borsa per prendere  un’altra sigaretta ed andarsela a fumare fuori.
                       Mentre lei tirava fuori il registro per l’appello avevamo organizzato un gioco, una gara e al momento della preghiera, durante la durata dell’Ave Maria stabilimmo il premio per il vincitore. Chi avesse vinto poteva decidere chi avrebbe fatto i compiti al suo posto per una settimana.
                       Un premio fantastico tanto che nemmeno durante la preghiera ci fu qualcuno che smise di guardare la maestra e la sua borsa.
                       Non accadde nulla né durante la preghiera, né durante il resto della giornata..
                       Incredibile! La maestra non mise più le mani nella sua borsa per prendere una sola sigaretta per l’intero tempo delle sua lezione. Molti di noi persero le speranze e capirono che ognuno si sarebbe dovuto fare i compiti per conto proprio.
                       La delusione fu veramente grande ma qualcuno non si arrese e quando lei, la maestra prese la borsa per andare via la seguì con lo sguardo mentre spariva nel corridoio e proprio mentre stava per voltare l’angolo la videro prendere dal pacchetto la sigaretta ed accenderla.
Un urlo di gioia uscì dalla bocca dei vincitori così forte che la bidella arrivò in classe in una frazione di secondo. Loro, un maschio ed una femmina, erano stati determinati a non mollare ed avevano vinto.
                        Così ognuno di loro si scelse il condannato che avrebbe fatto i compiti al loro posto per una settimana mentre noi imparammo una grande lezione: nella vita non bisogna mai mollare se davvero vuoi raggiungere un risultato!



                                                                                      UN GIOCO IN CLASSE (V A)

           

            C’era una volta e c’è tutt’ora una classe molto importante.    Importante per il lavoro che si svolgeva all’interno ma quello è assodato, importante perché era una quinta. La quinta A.
            Essere all’ultimo anno di un ciclo di studi ti regala in automatico una certa autorità nei confronti di tutti gli altri ma solo per il tempo della ricreazione o mentre incontri qualcuno più piccolo nei corridoi, poi una volta in classe è sempre la stessa storia: ascoltare le maestre, non fare chiasso, fare qualche scherzo con i compagni, a volte litigare per poi fare  la pace. Insomma sempre la stessa solfa ma meno male che c’è. A volte accadono cose che escono fuori dalla quotidianità, cose che ti fanno sgranare gli occhi e che ti fanno prestare attenzione anche se non vuoi.
                       Un giorno che sembrava come tutti gli altri, mentre stavamo facendo normalmente chiasso prima incominciare le lezioni entrarono in classe un gruppo di “femmine” che parlavano fuori dall’aula. Rientrarono così di corsa che attirarono l’attenzione di tutti e con la faccia di chi aveva appena visto un fantasma urlando: “La maestra fuma!”
Nessuno ci poteva credere e tutta la classe si precipitò sulla porta per vedere lei che fumava ma soprattutto se quella notizia fosse vera. Era vero! Per una volta “le femmine avevano detto la verità!”
                       Quando la vedemmo avvicinarsi all’aula ci precipitammo ognuno al nostro posto senza mai perderla di vista (quel giorno fummo tutti attenti) non tanto a quello che diceva ma a quello che faceva.
                       Tutti quanti eravamo lì pronti e facevamo a gara per “beccarla” mentre metteva la mano nella borsa per prendere  un’altra sigaretta ed andarsela a fumare fuori.
                       Mentre lei tirava fuori il registro per l’appello avevamo organizzato un gioco, una gara e al momento della preghiera, durante la durata dell’Ave Maria stabilimmo il premio per il vincitore. Chi avesse vinto poteva decidere chi avrebbe fatto i compiti al suo posto per una settimana.
                       Un premio fantastico tanto che nemmeno durante la preghiera ci fu qualcuno che smise di guardare la maestra e la sua borsa.
                       Non accadde nulla né durante la preghiera, né durante il resto della giornata..
                       Incredibile! La maestra non mise più le mani nella sua borsa per prendere una sola sigaretta per l’intero tempo delle sua lezione. Molti di noi persero le speranze e capirono che ognuno si sarebbe dovuto fare i compiti per conto proprio.
                       La delusione fu veramente grande ma qualcuno non si arrese e quando lei, la maestra prese la borsa per andare via la seguì con lo sguardo mentre spariva nel corridoio e proprio mentre stava per voltare l’angolo la videro prendere dal pacchetto la sigaretta ed accenderla.
Un urlo di gioia uscì dalla bocca dei vincitori così forte che la bidella arrivò in classe in una frazione di secondo. Loro, un maschio ed una femmina, erano stati determinati a non mollare ed avevano vinto.
                        Così ognuno di loro si scelse il condannato che avrebbe fatto i compiti al loro posto per una settimana mentre noi imparammo una grande lezione: nella vita non bisogna mai mollare se davvero vuoi raggiungere un risultato!
  


UN GIOCO IN CLASSE (V A)

           

            C’era una volta e c’è tutt’ora una classe molto importante.    Importante per il lavoro che si svolgeva all’interno ma quello è assodato, importante perché era una quinta. La quinta A.
            Essere all’ultimo anno di un ciclo di studi ti regala in automatico una certa autorità nei confronti di tutti gli altri ma solo per il tempo della ricreazione o mentre incontri qualcuno più piccolo nei corridoi, poi una volta in classe è sempre la stessa storia: ascoltare le maestre, non fare chiasso, fare qualche scherzo con i compagni, a volte litigare per poi fare  la pace. Insomma sempre la stessa solfa ma meno male che c’è. A volte accadono cose che escono fuori dalla quotidianità, cose che ti fanno sgranare gli occhi e che ti fanno prestare attenzione anche se non vuoi.
                       Un giorno che sembrava come tutti gli altri, mentre stavamo facendo normalmente chiasso prima incominciare le lezioni entrarono in classe un gruppo di “femmine” che parlavano fuori dall’aula. Rientrarono così di corsa che attirarono l’attenzione di tutti e con la faccia di chi aveva appena visto un fantasma urlando: “La maestra fuma!”
Nessuno ci poteva credere e tutta la classe si precipitò sulla porta per vedere lei che fumava ma soprattutto se quella notizia fosse vera. Era vero! Per una volta “le femmine avevano detto la verità!”
                       Quando la vedemmo avvicinarsi all’aula ci precipitammo ognuno al nostro posto senza mai perderla di vista (quel giorno fummo tutti attenti) non tanto a quello che diceva ma a quello che faceva.
                       Tutti quanti eravamo lì pronti e facevamo a gara per “beccarla” mentre metteva la mano nella borsa per prendere  un’altra sigaretta ed andarsela a fumare fuori.
                       Mentre lei tirava fuori il registro per l’appello avevamo organizzato un gioco, una gara e al momento della preghiera, durante la durata dell’Ave Maria stabilimmo il premio per il vincitore. Chi avesse vinto poteva decidere chi avrebbe fatto i compiti al suo posto per una settimana.
                       Un premio fantastico tanto che nemmeno durante la preghiera ci fu qualcuno che smise di guardare la maestra e la sua borsa.
                       Non accadde nulla né durante la preghiera, né durante il resto della giornata..
                       Incredibile! La maestra non mise più le mani nella sua borsa per prendere una sola sigaretta per l’intero tempo delle sua lezione. Molti di noi persero le speranze e capirono che ognuno si sarebbe dovuto fare i compiti per conto proprio.
                       La delusione fu veramente grande ma qualcuno non si arrese e quando lei, la maestra prese la borsa per andare via la seguì con lo sguardo mentre spariva nel corridoio e proprio mentre stava per voltare l’angolo la videro prendere dal pacchetto la sigaretta ed accenderla.
Un urlo di gioia uscì dalla bocca dei vincitori così forte che la bidella arrivò in classe in una frazione di secondo. Loro, un maschio ed una femmina, erano stati determinati a non mollare ed avevano vinto.
                        Così ognuno di loro si scelse il condannato che avrebbe fatto i compiti al loro posto per una settimana mentre noi imparammo una grande lezione: nella vita non bisogna mai mollare se davvero vuoi raggiungere un risultato!


INIZIA LA NOSTRA AVVENTURA ALLE MEDIE ( I^E)

                 
Ormai la scuola sta per finire. L’anno d’inizio di un nuovo ciclo di studi è passato e tutto sommato ora che siamo vicini alle vacanze estive, dobbiamo dire che l’anno è stato fantastico, i prof. sono disponibili, gentili a volte severi soprattutto quando ne abbiamo combinata qualcuna.. Tante ne abbiamo fatte e tante ne sono successe.. Ma all’inizio..  brrrrividi!
Ma cominciamo dal principio: quell’anno avremmo cominciato la 1^media, noi tutti delle elementari ci saremmo ritrovati  nella 1^ della sezione E. All’inizio dell’anno ci sentivamo importanti e un po’ impauriti ma ci faceva forza il fatto di essere ancora insieme noi tutti. Alcune cose sembravano identiche: i libri da riporre sotto il banco, l’orario da rispettare e le regole della scuola erano proprio uguali alle elementari ma ora noi eravamo più grandi, non eravamo più ragazzi delle elementari ma delle Medie! Ci saremmo misurati con nuove materie, nuovi insegnanti ma noi ci sentivamo fortissimi e gasati per il fatto di ritrovarci comunque. Un giorno la prof.ssa Carla si era svegliata male, infatti non appena mise il piede in classe annunciò: “Oggi interroghiamo!” Il gelo si impadronì di tutti facendo interrompere di colpo risatine e lancio di pallette di carta, qualche sommesso: “noooooooooo..”  produsse una eco lontana nella mente di ognuno di noi ma sembrava non ci fosse nulla da fare.        Solo il biglietto che avevamo appiccicato alle spalle del nostro compagno rimase lì, memoria del nostro divertimento ma ormai, con quello che ci aspettava, non ci faceva ridere nemmeno quello.
Il tempo sembrava essersi fermato, tutti con il cuore in gola e con la mente a maledire il tempo perso a casa senza studiare, stavamo in preda al panico in attesa che la prof.ssa Carla pronunciasse i nomi dei condannati tra paura e senso di liberazione.
Dopo minuti lunghissimi lei parlò, era arrivata la condanna ma, ancora una volta, ci sorprese e quello che disse fu inatteso per tutti: “ Vi ho fatto un piccolo scherzetto, in realtà, oggi ci occuperemo della recita di fine anno che per quest’anno sarà lo sketch la Natività del trio Troisi, Arena, De Caro.
Tutti cominciammo a respirare e qualcuno azzardò un nuovo lanciò di palle di carte ma la prof.ssa lo gelò con un’occhiata lanciata da sopra gli occhiali. “Non mi provocare o interrogo sul serio!”
Diventammo ragazzi modello e nessuno fu più così spavaldo da tentare qualche altra marachella e pure il bigliettino divertente sparì dalle spalle del nostro compagno.
       Quella che sembrava una delle mattinate più brutte della nostra vita si trasformò in una giornata favolosa: la trascorremmo guardando il video della Natività e tutti, compresa la prof Carla, non facemmo altro che ridere. Ogni tanto arrivava qualcuno ad interrompere bussando la porta; ci dispiaceva quell’interruzione ma, tutto sommato, andava bene pure quella così il tempo sarebbe passato ed alla prof.ssa non sarebbero tornate strane idee per la testa.
Andava bene l’interruzione ma quella mattina pareva lo facessero apposta, arrivò di tutto: la bidella con una circolare, la mamma di una nostra compagna per portarle il libro che lei aveva dimenticato a  casa ma mica una volta sola? Tornò tre volte! Perché non riusciva a capire quale fosse… poi ci si mise pure qualcuno di noi che doveva andare in bagno e per finire alle 11.50 arrivò la solita bussata alla porta che preannunciava il pranzo di Pasquale.           Quella per molti diventava una tortura: l’odore del cibo a quell’ora iniziava ad avere effetto anche su di noi, qualcuno tentava di allungare le mani ma poi ci dispiaceva perché lui, Pasquale,  doveva andare  ad allenarsi in piscina e non sarebbe andato a casa a pranzare come noi..
Quella giornata ci insegnò una grande verità: non bisogna mai giudicare dalle apparenze. Quella che sembrava una giornata storta si trasformò in una delle più belle giornate della nostra vita a scuola e la prof che sembrava arrabbiata si rivelò invece come una di noi o quasi…













       



       











       


martedì 7 luglio 2015

9 luglio 2015 hh 19.00/ 19.30 a Cetara


Ci siamo...La Bottega della Favola giovedì 9 p.v. alle ora 19.00/19.30 circa sarà in piazza San Francesco a Cetara per raccontare le favole su misura create per la scolaresca della scuola elementare e media.. evento creato in collaborazione con il Comune di Cetara nella persona dell'assessore al Turismo ed alla Cultura, Angela Speranza e con INCOSTIERAMALFITANA.IT nella persona del suo direttore organizzativo Alfonso Bottone. 
Grazie a voi da Ilenia Negri della Bottega della Favola.
Grazie a chi avrà voglia di esserci..