venerdì 31 luglio 2015
martedì 14 luglio 2015
Alla pagina LA BOTTEGA DELLA FAVOLA A CETARA le favole....
Le favole delle classi IV A - IV B - V A delle scuole elementari e della I E delle scuole medie di Cetara disponibili su questo sito.
venerdì 10 luglio 2015
Nuovo Stralcio a Letto tra le righe
Eccoci puntuali all'appuntamento del Sabato con un nuovo stralcio per Letto tra le righe..
buon divertimento. solo sulla pagina di Letto tra le righe di www.labottegadellafavola.it.
buon divertimento. solo sulla pagina di Letto tra le righe di www.labottegadellafavola.it.
mercoledì 8 luglio 2015
La Bottega della Favola a Cetara
Ancora poche ore e la Bottega della favola sarà in Costiera amalfitana con tante favole su misura per le classi elementari e per la 1^ media della scuola di Cetara. L'appuntamento è per questa sera alle hh.19.00-19.30 in piazza San Francesco a Cetara.Grazie per la cortese collaborazione del Comune di Cetara nella persona dell'assessore al Turismo ed alla Cultura, Angela Speranza e a INCOSTIERAAMALFITANA.IT nella persona del suo direttore organizzativo Alfonso Bottone.
INCOSTIERAAMALFITANA.IT è stato un bel banco di prova per farmi capire che, complici anche persone squisite con cui ho intessuto contatti, sto bene in questi "vestiti favolosi".. perchè sognare rievoca il bambino che è in noi..
A breve le loro favole....
ANDARE A SCUOLA? DIPENDE DA
COME LA PRENDI (IV B)
Per noi la
classe è un po’ come la nostra seconda casa. Tra noi ci sentiamo quasi fratelli
in ragione del tempo che trascorriamo insieme, poi ci sono le insegnanti che assomigliano a
delle mamme: come loro insegnano, sgridano ma ci fanno anche divertire. L’unica
cosa diversa da casa nostra è che, a scuola, non c’è la nostra cameretta, i
nostri giochi preferiti e che devi stare per forza seduto per un sacco di
tempo, però noi il modo di divertirci lo troviamo lo stesso come pure il modo
di litigare. Uguale uguale a
casa.
Certo, ci sono
delle cose che a casa non potremmo mai fare come vedere i film sulla lavagna
multimediale.. troppo bello, pare quasi di stare al cinema solo che se ti
rilassi e ti sdrai sulla sedia magari la maestra ti dice di stare composto ma
il tempo passa in un attimo.
Alla fine fare
i compiti è noioso ma quando impari una cosa nuova e la sai ti senti già un po’
più grande. Altro discorso è quando qualche compagno cerca di copiare, quello è
un po’ scocciante.
Ad alcuni
compagni non gliene frega niente di imparare le cose, (almeno loro dicono così)
anche se non saprei come potrebbero fare a leggere i fumetti o quello che c’è
scritto sulle scatole dei giochi. Eh??
In classe noi non
è che studiamo soltanto.. ci divertiamo pure e non dico tra di noi soltanto ma
pure con le maestre. “Come quella volta che la maestra Tina imitò Pigroman di
Made in Sud.
Sai le risate che ci facemmo? Ci divertimmo così tanto
che ci mettemmo alla prova tra noi e ciascuno si improvvisò imitatore di
qualcuno o di qualcosa ma lei era davvero la più brava.
Noi,
ovviamente, non ci fermammo e di imitazione in imitazione successe che qualcuno si ricordò di quella volta che scoppiò
la lattina di coca-cola caduta per terra, allora prima a turno e poi tutti
insieme cominciammo ad imitare il rumore della lattina che scoppiava e per la
classe si sentiva urlare “PIM” “PUM” “BOOM” e poi ogni genere di rumore che
passasse per la testa. Stava per diventare un gioco davvero divertente tanto
che non pareva manco di stare a scuola se non fosse stato per la maestra Tina
che ci riportò alla realtà e tutti le obbedimmo quando ci accorgemmo che
non stava più ridendo. A quel punto ci fermammo perché, forse, era il caso di
riaprire il libro e riprendere a leggere da dove avevamo interrotto.
Quei momenti di
gioco ti fanno sopportare pure quelle cose che non fanno proprio ridere, quelle
in cui ti devi concentrare per capire, insomma studiare.
La vita in
classe, a scuola è, tutto sommato, utile e pure divertente. Tra una cosa e l’altra la mattinata vola
via e poi accade che quando torniamo a casa, chissà perché ma, chi più chi meno,
troviamo sempre le nostre mamme più rilassate..
LO STRANO CASO DELLE SPARIZIONI
DI CLASSE (IV A)
La storia che stiamo per raccontare non
vuole creare paure ingiustificate ma vuole cercare di far luce su un mistero.
I fatti di cui andiamo a narrare si
svolgono in una classe, la IV A per la
precisione, di una scuola della splendida Costiera Amalfitana. Siamo a Cetara.
Facendo un passo indietro, e confidando
nella pazienza di chi ascolta, andiamo ad analizzare la vicenda: la IV A,
appunto,era una classe apparentemente come le altre. I ragazzi narrano di come il
tempo trascorso in classe fosse piacevole e bello e di come lo stare con le
insegnanti desse la sensazione di stare in una grande famiglia con momenti
allegri ed altri (non molti in verità)in cui l’aria diventava pesante perché
magari c’era una lezione, non solo scolastica, da digerire. Le insegnanti
pazienti, a volte, facevano finta di non vedere ed allora capitava che Giacomo
si mettesse a ballare in classe mentre
tutti gli altri si tenevano la pancia dalle risate o di quando Giuseppe
raccontava di come da grande guiderà un potente camion con cui girerà il mondo;
in altri frangenti tra i ragazzi capitavano momenti di incomprensione che, per
fortuna, passavano presto.
Il vero mistero che proprio nessuno è
mai riuscito a comprendere è dato dalla sparizione degli oggetti.
Si racconta che se si fosse dato il caso
fortuito in cui in quella classe un
righello, un pennarello, un quaderno ed una volta persino un cellulare fosse cascato
sul pavimento quello spariva.
A tutti i ragazzi della IV A, chi prima
chi dopo, era capitato, purtroppo, di imbattersi in questo accidente. Sembrava
che il pavimento avesse in se nascosta una grande voragine o che fosse come il
triangolo delle Bermuda che inghiottiva nell’ignoto le navi.
Allora i ragazzi iniziarono ad
immaginare dove potessero mai finire le loro cose: c’era chi aveva messo a
soqquadro la sua stanza a casa convinto di aver lasciato lì il proprio
pennarello preferito dal colore unico ed introvabile o chi aveva dato la colpa
ad un cagnolino che una volta aveva fatto un’incursione in classe prendendo tra
i denti un pezzo di merendina caduto a terra, altri ragazzi poi avevano finito
con il litigare tra loro, l’uno convinto che l’altro si fosse appropriato di un
quaderno non suo per copiare i compiti.. insomma la IV A non si fece mancare
davvero nulla.
Eppure gli oggetti continuavano a
sparire..
Ci
fu chi, con aria triste, si rivolse alla maestra Tina chiedendole aiuto nel
tentativo di ritrovare il suo prezioso anellino..era uno di fidanzamento e lei,
la bambina, era un po’ timida ma ci teneva davvero tanto. La paura più grande
era che l’avesse preso in bocca il cagnolino.
Disdetta volle che nessuna delle maestre,
compresa la maestra Tina, le potesse dare una risposta incoraggiante.
I ragazzi
iniziarono ad essere inquieti ma per fortuna non è che ci stavano sempre a pensare
perché nella loro classe ne accadeva sempre qualcuna: come quando tutti
d’accordo fecero finta di dormire e si fecero trovare così dalla maestra al suo
ingresso in classe; o di quando quel compagno si era addormentato e nel sonno
cominciava ad intonare:la la la la la e tutti a ridere ma il giorno più bello
di tutti fu il giorno in cui c’era da festeggiare l’ultimo compleanno in classe
di quell’anno scolastico.
Ci fu
fermento per giorni per preparare il bigliettino di auguri, per decidere il
regalo da fare e dove nasconderlo. Ci pensarono a lungo finché a qualcuno
balenò l’idea di “farlo sparire” nell’armadietto di classe: un posto in cui a nessuno sarebbe mai venuto in mente di
guardare.
L’idea
piacque ed allora tutti insieme alla chetichella e prima dell’arrivo del
festeggiato si avvicinarono all’armadietto, lo aprirono ma furono loro stessi
vittima di una mega fantastica sorpresa.
Trovarono,
infatti, tutti gli oggetti smarriti: il quaderno oggetto della lite, il
pennarello dal colore introvabile, il righello, il cellulare e persino
l’anellino di fidanzamento di qualcuna..
Erano tutti
talmente euforici che si dimenticarono di riporre il regalo e per poco il
festeggiato non li scoprì, per fortuna con lui entrò anche la maestra Tina che li fece ritornare alla realtà nascondendo il
regalo giusto in tempo. Che bel giorno fu quello..
Morale della
favola? Indagare bene prima di arrivare a conclusioni affrettate.
C’era una volta e c’è tutt’ora una
classe molto importante. Importante
per il lavoro che si svolgeva all’interno ma quello è assodato, importante
perché era una quinta. La quinta A.
Essere
all’ultimo anno di un ciclo di studi ti regala in automatico una certa autorità
nei confronti di tutti gli altri ma solo per il tempo della ricreazione o
mentre incontri qualcuno più piccolo nei corridoi, poi una volta in classe è
sempre la stessa storia: ascoltare le maestre, non fare chiasso, fare qualche
scherzo con i compagni, a volte litigare per poi fare la pace. Insomma sempre la stessa solfa ma
meno male che c’è. A volte accadono cose che escono fuori dalla quotidianità,
cose che ti fanno sgranare gli occhi e che ti fanno prestare attenzione anche
se non vuoi.
Un
giorno che sembrava come tutti gli altri, mentre stavamo facendo normalmente
chiasso prima incominciare le lezioni entrarono in classe un gruppo di
“femmine” che parlavano fuori dall’aula. Rientrarono così di corsa che
attirarono l’attenzione di tutti e con la faccia di chi aveva appena visto un
fantasma urlando: “La maestra fuma!”
Nessuno ci poteva credere e tutta la classe si
precipitò sulla porta per vedere lei che fumava ma soprattutto se quella
notizia fosse vera. Era vero! Per una volta “le femmine avevano detto la
verità!”
Quando
la vedemmo avvicinarsi all’aula ci precipitammo ognuno al nostro posto senza
mai perderla di vista (quel giorno fummo tutti attenti) non tanto a quello che
diceva ma a quello che faceva.
Tutti
quanti eravamo lì pronti e facevamo a gara per “beccarla” mentre metteva la
mano nella borsa per prendere un’altra
sigaretta ed andarsela a fumare fuori.
Mentre
lei tirava fuori il registro per l’appello avevamo organizzato un gioco, una
gara e al momento della preghiera, durante la durata dell’Ave Maria stabilimmo
il premio per il vincitore. Chi avesse vinto poteva decidere chi avrebbe fatto
i compiti al suo posto per una settimana.
Un
premio fantastico tanto che nemmeno durante la preghiera ci fu qualcuno che
smise di guardare la maestra e la sua borsa.
Non
accadde nulla né durante la preghiera, né durante il resto della giornata..
Incredibile!
La maestra non mise più le mani nella sua borsa per prendere una sola sigaretta
per l’intero tempo delle sua lezione. Molti di noi persero le speranze e
capirono che ognuno si sarebbe dovuto fare i compiti per conto proprio.
La
delusione fu veramente grande ma qualcuno non si arrese e quando lei, la
maestra prese la borsa per andare via la seguì con lo sguardo mentre spariva
nel corridoio e proprio mentre stava per voltare l’angolo la videro prendere
dal pacchetto la sigaretta ed accenderla.
Un urlo di gioia uscì dalla bocca dei vincitori così
forte che la bidella arrivò in classe in una frazione di secondo. Loro, un
maschio ed una femmina, erano stati determinati a non mollare ed avevano vinto.
Così ognuno di loro si scelse il
condannato che avrebbe fatto i compiti al loro posto per una settimana mentre
noi imparammo una grande lezione: nella
vita non bisogna mai mollare se davvero vuoi raggiungere un risultato!
UN GIOCO IN CLASSE (V A)
C’era una volta e c’è tutt’ora una
classe molto importante. Importante
per il lavoro che si svolgeva all’interno ma quello è assodato, importante
perché era una quinta. La quinta A.
Essere
all’ultimo anno di un ciclo di studi ti regala in automatico una certa autorità
nei confronti di tutti gli altri ma solo per il tempo della ricreazione o
mentre incontri qualcuno più piccolo nei corridoi, poi una volta in classe è
sempre la stessa storia: ascoltare le maestre, non fare chiasso, fare qualche
scherzo con i compagni, a volte litigare per poi fare la pace. Insomma sempre la stessa solfa ma
meno male che c’è. A volte accadono cose che escono fuori dalla quotidianità,
cose che ti fanno sgranare gli occhi e che ti fanno prestare attenzione anche
se non vuoi.
Un
giorno che sembrava come tutti gli altri, mentre stavamo facendo normalmente
chiasso prima incominciare le lezioni entrarono in classe un gruppo di
“femmine” che parlavano fuori dall’aula. Rientrarono così di corsa che
attirarono l’attenzione di tutti e con la faccia di chi aveva appena visto un
fantasma urlando: “La maestra fuma!”
Nessuno ci poteva credere e tutta la classe si
precipitò sulla porta per vedere lei che fumava ma soprattutto se quella
notizia fosse vera. Era vero! Per una volta “le femmine avevano detto la
verità!”
Quando
la vedemmo avvicinarsi all’aula ci precipitammo ognuno al nostro posto senza
mai perderla di vista (quel giorno fummo tutti attenti) non tanto a quello che
diceva ma a quello che faceva.
Tutti
quanti eravamo lì pronti e facevamo a gara per “beccarla” mentre metteva la
mano nella borsa per prendere un’altra
sigaretta ed andarsela a fumare fuori.
Mentre
lei tirava fuori il registro per l’appello avevamo organizzato un gioco, una
gara e al momento della preghiera, durante la durata dell’Ave Maria stabilimmo
il premio per il vincitore. Chi avesse vinto poteva decidere chi avrebbe fatto
i compiti al suo posto per una settimana.
Un
premio fantastico tanto che nemmeno durante la preghiera ci fu qualcuno che
smise di guardare la maestra e la sua borsa.
Non
accadde nulla né durante la preghiera, né durante il resto della giornata..
Incredibile!
La maestra non mise più le mani nella sua borsa per prendere una sola sigaretta
per l’intero tempo delle sua lezione. Molti di noi persero le speranze e
capirono che ognuno si sarebbe dovuto fare i compiti per conto proprio.
La
delusione fu veramente grande ma qualcuno non si arrese e quando lei, la
maestra prese la borsa per andare via la seguì con lo sguardo mentre spariva
nel corridoio e proprio mentre stava per voltare l’angolo la videro prendere
dal pacchetto la sigaretta ed accenderla.
Un urlo di gioia uscì dalla bocca dei vincitori così
forte che la bidella arrivò in classe in una frazione di secondo. Loro, un
maschio ed una femmina, erano stati determinati a non mollare ed avevano vinto.
Così ognuno di loro si scelse il
condannato che avrebbe fatto i compiti al loro posto per una settimana mentre
noi imparammo una grande lezione: nella
vita non bisogna mai mollare se davvero vuoi raggiungere un risultato!
UN GIOCO IN CLASSE (V A)
C’era una volta e c’è tutt’ora una
classe molto importante. Importante
per il lavoro che si svolgeva all’interno ma quello è assodato, importante
perché era una quinta. La quinta A.
Essere
all’ultimo anno di un ciclo di studi ti regala in automatico una certa autorità
nei confronti di tutti gli altri ma solo per il tempo della ricreazione o
mentre incontri qualcuno più piccolo nei corridoi, poi una volta in classe è
sempre la stessa storia: ascoltare le maestre, non fare chiasso, fare qualche
scherzo con i compagni, a volte litigare per poi fare la pace. Insomma sempre la stessa solfa ma
meno male che c’è. A volte accadono cose che escono fuori dalla quotidianità,
cose che ti fanno sgranare gli occhi e che ti fanno prestare attenzione anche
se non vuoi.
Un
giorno che sembrava come tutti gli altri, mentre stavamo facendo normalmente
chiasso prima incominciare le lezioni entrarono in classe un gruppo di
“femmine” che parlavano fuori dall’aula. Rientrarono così di corsa che
attirarono l’attenzione di tutti e con la faccia di chi aveva appena visto un
fantasma urlando: “La maestra fuma!”
Nessuno ci poteva credere e tutta la classe si
precipitò sulla porta per vedere lei che fumava ma soprattutto se quella
notizia fosse vera. Era vero! Per una volta “le femmine avevano detto la
verità!”
Quando
la vedemmo avvicinarsi all’aula ci precipitammo ognuno al nostro posto senza
mai perderla di vista (quel giorno fummo tutti attenti) non tanto a quello che
diceva ma a quello che faceva.
Tutti
quanti eravamo lì pronti e facevamo a gara per “beccarla” mentre metteva la
mano nella borsa per prendere un’altra
sigaretta ed andarsela a fumare fuori.
Mentre
lei tirava fuori il registro per l’appello avevamo organizzato un gioco, una
gara e al momento della preghiera, durante la durata dell’Ave Maria stabilimmo
il premio per il vincitore. Chi avesse vinto poteva decidere chi avrebbe fatto
i compiti al suo posto per una settimana.
Un
premio fantastico tanto che nemmeno durante la preghiera ci fu qualcuno che
smise di guardare la maestra e la sua borsa.
Non
accadde nulla né durante la preghiera, né durante il resto della giornata..
Incredibile!
La maestra non mise più le mani nella sua borsa per prendere una sola sigaretta
per l’intero tempo delle sua lezione. Molti di noi persero le speranze e
capirono che ognuno si sarebbe dovuto fare i compiti per conto proprio.
La
delusione fu veramente grande ma qualcuno non si arrese e quando lei, la
maestra prese la borsa per andare via la seguì con lo sguardo mentre spariva
nel corridoio e proprio mentre stava per voltare l’angolo la videro prendere
dal pacchetto la sigaretta ed accenderla.
Un urlo di gioia uscì dalla bocca dei vincitori così
forte che la bidella arrivò in classe in una frazione di secondo. Loro, un
maschio ed una femmina, erano stati determinati a non mollare ed avevano vinto.
Così ognuno di loro si scelse il
condannato che avrebbe fatto i compiti al loro posto per una settimana mentre
noi imparammo una grande lezione: nella
vita non bisogna mai mollare se davvero vuoi raggiungere un risultato!
INIZIA LA NOSTRA AVVENTURA ALLE
MEDIE ( I^E)
Ormai la scuola sta per finire. L’anno
d’inizio di un nuovo ciclo di studi è passato e tutto sommato ora che siamo vicini
alle vacanze estive, dobbiamo dire che l’anno è stato fantastico, i prof. sono
disponibili, gentili a volte severi soprattutto quando ne abbiamo combinata
qualcuna.. Tante ne abbiamo fatte e tante ne sono successe.. Ma all’inizio.. brrrrividi!
Ma cominciamo dal principio: quell’anno
avremmo cominciato la 1^media, noi tutti delle elementari ci saremmo
ritrovati nella 1^ della sezione E.
All’inizio dell’anno ci sentivamo importanti e un po’ impauriti ma ci faceva
forza il fatto di essere ancora insieme noi tutti. Alcune cose sembravano
identiche: i libri da riporre sotto il banco, l’orario da rispettare e le
regole della scuola erano proprio uguali alle elementari ma ora noi eravamo più
grandi, non eravamo più ragazzi delle elementari ma delle Medie! Ci saremmo
misurati con nuove materie, nuovi insegnanti ma noi ci sentivamo fortissimi e
gasati per il fatto di ritrovarci comunque. Un giorno la prof.ssa Carla si era
svegliata male, infatti non appena mise il piede in classe annunciò: “Oggi
interroghiamo!” Il gelo si impadronì di tutti facendo interrompere di colpo
risatine e lancio di pallette di carta, qualche sommesso: “noooooooooo..” produsse una eco lontana nella mente di
ognuno di noi ma sembrava non ci fosse nulla da fare. Solo il biglietto che avevamo appiccicato alle spalle del
nostro compagno rimase lì, memoria del nostro divertimento ma ormai, con quello
che ci aspettava, non ci faceva ridere nemmeno quello.
Il tempo sembrava essersi fermato, tutti
con il cuore in gola e con la mente a maledire il tempo perso a casa senza
studiare, stavamo in preda al panico in attesa che la prof.ssa Carla
pronunciasse i nomi dei condannati tra paura e senso di liberazione.
Dopo minuti lunghissimi lei parlò, era
arrivata la condanna ma, ancora una volta, ci sorprese e quello che disse fu
inatteso per tutti: “ Vi ho fatto un piccolo scherzetto, in realtà, oggi ci
occuperemo della recita di fine anno che per quest’anno sarà lo sketch la
Natività del trio Troisi, Arena, De Caro.
Tutti cominciammo a respirare e qualcuno
azzardò un nuovo lanciò di palle di carte ma la prof.ssa lo gelò con
un’occhiata lanciata da sopra gli occhiali. “Non mi provocare o interrogo sul
serio!”
Diventammo ragazzi modello e nessuno fu
più così spavaldo da tentare qualche altra marachella e pure il bigliettino
divertente sparì dalle spalle del nostro compagno.
Quella che
sembrava una delle mattinate più brutte della nostra vita si trasformò in una
giornata favolosa: la trascorremmo guardando il video della Natività e tutti,
compresa la prof Carla, non facemmo altro che ridere. Ogni tanto arrivava
qualcuno ad interrompere bussando la porta; ci dispiaceva quell’interruzione ma,
tutto sommato, andava bene pure quella così il tempo sarebbe passato ed alla
prof.ssa non sarebbero tornate strane idee per la testa.
Andava bene l’interruzione ma quella
mattina pareva lo facessero apposta, arrivò di tutto: la bidella con una
circolare, la mamma di una nostra compagna per portarle il libro che lei aveva
dimenticato a casa ma mica una volta
sola? Tornò tre volte! Perché non riusciva a capire quale fosse… poi ci si mise
pure qualcuno di noi che doveva andare in bagno e per finire alle 11.50 arrivò
la solita bussata alla porta che preannunciava il pranzo di Pasquale. Quella per molti diventava una
tortura: l’odore del cibo a quell’ora iniziava ad avere effetto anche su di
noi, qualcuno tentava di allungare le mani ma poi ci dispiaceva perché lui,
Pasquale, doveva andare ad allenarsi in piscina e non sarebbe andato
a casa a pranzare come noi..
Quella giornata ci insegnò una grande
verità: non bisogna mai giudicare dalle apparenze. Quella che sembrava una
giornata storta si trasformò in una delle più belle giornate della nostra vita
a scuola e la prof che sembrava arrabbiata si rivelò invece come una di noi o
quasi…
martedì 7 luglio 2015
9 luglio 2015 hh 19.00/ 19.30 a Cetara
Ci siamo...La Bottega della Favola giovedì 9 p.v. alle ora 19.00/19.30 circa sarà in piazza San Francesco a Cetara per raccontare le favole su misura create per la scolaresca della scuola elementare e media.. evento creato in collaborazione con il Comune di Cetara nella persona dell'assessore al Turismo ed alla Cultura, Angela Speranza e con INCOSTIERAMALFITANA.IT nella persona del suo direttore organizzativo Alfonso Bottone.
Grazie a voi da Ilenia Negri della Bottega della Favola.
Grazie a chi avrà voglia di esserci..
venerdì 3 luglio 2015
III stralcio per " La Tela e la Tavolozza"
III Stralcio per "La Tela e la tavolozza"
... finalmente il PRIMO INDIZIO
... finalmente il PRIMO INDIZIO
Iscriviti a:
Post (Atom)